Vi vengono mai in mente detti o proverbi che i vostri genitori o i nonni amavano particolarmente? A me spesso, soprattutto quelli di mio padre, che non era affatto un tipo facile.
Prendiamo, ad esempio, “Il gioco è bello finché è corto”. Questa la diceva quando eravamo molto piccoli e la tiravamo lunga con un atteggiamento o un capriccio, e con quelle parole ci mettevamo in riga subito… Oggi, che sono decisamente cresciuta, mi è tornata in mente questa frase in una situazione molto diversa, ma ne apprezzo ugualmente la saggezza.
A volte sembra che si fatichi molto a capire quando è abbastanza, quando è ora di smettere o di cambiare. Vale per il lavoro, le relazioni, le conversazioni, il cibo…I vizi, in particolare.
Abbiamo un pessimo rapporto col concetto di limite (o di soglia, se questa parola ci crea meno attrito) per cui facciamo molta fatica a fermarci. Smettere di fare qualcosa sembra sempre una sconfitta e mai un compimento, mai una scelta di potere; è come se dovessimo dimostrare qualcosa, convincere qualcuno, tenere botta finché proprio non si sbatte contro un muro o qualcuno non ci fa capire che “è abbastanza”.
Tornando a mio padre, lui bastava ti guardasse per farti capire il concetto di “basta” ma, senza arrivare a certi estremi marziali, potrebbe essere un esercizio molto utile affinare la capacità di comprendere quando è il momento giusto e di essere “opportuni”.
In una costellazione familiare, per esempio, sapersi fermare al momento giusto è indispensabile e fondamentale.
Secondo la medicina ayurvedica il peggior crimine verso la saggezza è sapere che una cosa è dannosa e farla ugualmente; se combiniamo questo assunto con la capacità di dire basta otteniamo una vera perla di umiltà, lucidità e consapevolezza.
Oltretutto, se mi avessero detto che avrei citato questa frase paterna in un post non ci avrei mai creduto…