Seguo da alcuni anni il lavoro sul trauma collettivo di Thomas Huebl e trovo che la sua prospettiva abbia molti punti in comune col mio lavoro di Counselor e Facilitatrice in Costellazioni Familiari.
Naturalmente non lavoro sul trauma, ma posso fare osservare alla persona, la profonda saggezza insita nelle nostre reazioni ad un evento, che viviamo come “troppo, troppo presto e troppo in fretta”. La nostra parte più antica, profondamente animale, mette in campo istintivamente due possibili risposte: si “iperattiva” in uno stato di attacco o fuga, oppure si “congela” per garantire la sopravvivenza, in attesa che tutto torni normale. Queste reazioni creano la sensazione di schermo protettivo e in questo senso sono assolutamente funzionali.
Anche nel sistema familiare o nella collettività può verificarsi questo “accumulo”, un cortocircuito a cui si reagisce escludendo tutte quelle storie, eventi e destini che portano alla famiglia o alla collettività troppo dolore, troppa paura o troppa vergogna. Tutto questo vissuto emotivo viene sommerso e, congelandosi, crea una sorta di permafrost che non solo non viene integrato e quindi è assente, ma blocca una enorme quantità di risorse che potrebbero essere invece utilizzate per una vita che si esprima in tutta la sua pienezza.
Come Facilitatrice posso quindi proporre un percorso di integrazione, che parte sempre dal corpo creando uno spazio sicuro e protetto per quella parte intrappolata che, pur essendo rimasta ferma al passato, continua di fatto a sedere accanto a noi in modo persistente e non-emergente. Il ruolo del corpo è molto evidente nel lavoro con le Costellazioni perché il nuovo racconto, il movimento che si mostra, diventa in-formazione: porto dentro ciò che mi dà nuova forma, una nuova abilità a rispondere (respons-abilità) e lo sento nel corpo. E’ come smettere, finalmente, di pagare la bolletta che alimenta un freezer vuoto.
E’ dunque fondamentale innanzitutto riconoscere che ciò che a volte percepiamo come incapacità è stata, di fatto, una profonda intelligenza “in incognito” o fraintesa, meccanismi arcaici e fisiologici che ci hanno salvato la vita quando non c’erano altre possibili opzioni. Il passo successivo è portare attenzione, cura, tempo e spazio a quelle parti di noi e del sistema familiare che sono rimaste escluse, creando integrazione e coerenza.