Quando di dice che il destino è nel nome…Giovanni I Plantageneto, figlio di Enrico II e meglio conosciuto come Giovanni Senzaterra, è l’ultimogenito dunque non ha diritto ad alcun possedimento. E’ l’autore a fargli dire: “non ho avuto niente, né amore, né talento, né vittorie: niente”. Forse proprio da questo vuoto si origina la sua crudeltà, perché “che razza di lealtà è quella che non si ottiene con la paura?”

Questo libro mi ha colpito perché è un invito sentito e sincero ad avere quello sguardo che in una costellazione familiare fa tutta la differenza: nel nostro sistema familiare ci sono santi e farabutti, ladri, eroi e persone comuni. Ci sono i Riccardo Cuor di Leone, i Robin Hood e i Giovanni Senzaterra. Ognuno coi suoi limiti, gli errori, la sua natura miserabile eppure unica. In genere sono i Senzaterra quelli che vengono esclusi e di cui nessuno ha voglia di occuparsi perché sono i cattivi della storia, le anime perse. Ma sappiamo bene che tutti, nessuno escluso, hanno un loro posto nel sistema familiare. 

Quindi l’invito dell’autore vale per ognuno di noi e vale soprattutto in tempi come questi: raccontare ogni storia con uno sguardo umano e comprensivo, che non significa negare o giustificare ma, quantomeno, rendere la complessità di un povero diavolo che, come in una ballata, si avvia verso la fine danzando coi suoi fantasmi.

Giovanni Senzaterra è scritto e illustrato da Nicolás Arispe, per Logosedizioni. Lo trovate su https://www.libri.it