Il primo post 2023 è sicuramente dedicato a Thomas Huebl, di cui riprendo questa bellissima immagine.
Siamo sempre portati a considerare l’arrivo come qualcosa di distante nel futuro, separato dalla nostra “chiamata”, o vocazione. L’idea di camminare lungo un sentiero rappresenta esattamente questo: c’è sempre un punto A da cui partire ed un punto B a cui arrivare. Finchè vediamo le cose in questo modo, ciò che sta nel mezzo, fra la chiamata e l’arrivo, è frammentazione, dispersione o, in altre parole, quello che spesso viene definito come Karma. Restando ad un livello mentale o cognitivo ci sarà sempre un adesso e un poi, un qui e un là (un là che il più delle volte viene percepito come nebuloso e molto distante). Questo perchè siamo abituati a ragionare in termini di causa/effetto, dove l’effetto è, per definizione, conseguente alla causa.
Ma se provassimo a ribaltare la prospettiva, ad immaginare che di fronte a noi ci sia un faro, allora sarebbe più intuitivo comprendere che se la nostra strada qui e ora è luminosa, è perchè è dalla cosiddetta “meta” che proviene la luce. Realmente il faro è Origine, dunque dire che la chiamata è l’eco dell’arrivo significa sentire come questa eco si espande e si concretizza progressivamente, sentire che la luce ed il luogo in cui si posa non sono due, ma uno solo.
Se siamo internamente saldi e centrati possiamo accedere ad una visione che non è mentale, ma che è Presenza: un allineamento che permette di sperimentare che tutto è già qui e non separato.