Traduco da un post segnalatomi da Michelle. Il blog è “TinyBuddha. Simple wisdom for complex lives”, scritto da Nicole Perhne.
“Gli eventi spiacevoli accadono; come reagiamo ad essi definisce il mio carattere e la qualità della mia vita. Posso scegliere di sedere immerso in una perpetua tristezza, pietrificato dalla gravità della mia perdita, oppure posso scegliere di sollevarmi dal dolore e onorare il dono più prezioso che ho, la vita stessa.” Walter Anderson
Nicole scrive che il dolore legato alla perdita, il lutto, vene considerato un sentimento proibito, estraneo e straniero quando invece fa assolutamente parte della vita; è qualcosa che praticamente ogni persona ha sperimentato o sperimenterà nel corso della propria esistenza. Persone diverse vivono il lutto in modo diverso, ma ci sono temi universali che coinvolgono tutti: sentimento della perdita, rabbia, dolore.
Quando si affronta il lutto, che sia dovuto alla perdita di qualcuno, di una relazione, del lavoro o di un animale, non si accetta di fare i conti col lutto e di attraversarlo. La realtà è che non lo accettiamo mai pienamente, perchè sentiamo che se lo accettiamo allora tutto torna “normale”. Non solo per noi, ma soprattutto per gli altri che, a quel punto, non devono più vederci stare male e possono tirare un sospiro di sollievo.
Ma è proprio da qui che possiamo cominciare a comprendere come stare accanto a chi vive il lutto. La cosa più gentile e di sostegno che possiamo fare in questi casi è stare insieme agli altri nel loro dolore, comunque si mostrino quel giorno. Questo può significare che a volte abbiano voglia di vederti, o assolutamente no, oppure essere circondati da più gente possibile. Permettilo, non opporti e sii presente nel vedere l’altrui sofferenza perchè attraverso questo puoi fare loro il dono della guarigione.
Concentrati sulla compassione, umiltà e presenza. Essere se stessi con l’altro permette anche all’altro la medesima cosa, a prescindere dal ruolo. E qualunque sia la cosa che catalizza il dolore deve assolutamente essere espressa, non repressa, che sia passato un giorno, un mese o un anno.
La realtà dolorosa e dura è che non riavremo chi/ciò che abbiamo perso, ma arriveremo ad una nuova dimensione di “normalità”, come ad una versione ampliata di noi stessi.
Permettere al dolore di fluire e passarci attraverso è comprendere che l’altro lato di questa esperienza è la benedizione di sapere che abbiamo questa vita da vivere, pienamente ogni minuto. A partire da adesso. Quella che nel film di David Frankel viene chiamata “Collateral Beauty”