Alcune persone hanno resistenze e difficoltà con l’idea di partecipare ad una Costellazione Familiare in gruppo.
In parte c’è una sorta di mito intorno alle emozioni che si vivono in Costellazione, per cui ci si è fatti l’idea che si pianga tantissimo o che si liberi molta rabbia. Poi c’è l’aspetto vergogna (“cosa penseranno gli altri della mia storia familiare?”) e, a volte, anche il timore che per i rappresentanti possa essere emotivamente troppo intenso vestire i panni di un determinato membro della propria famiglia.
Quando si apre una Costellazione emergono sicuramente dei vissuti e delle emozioni anche molto intense, ma lo scopo principale non è di fare catarsi (per quanto questo accada), quanto quello di vedere le dinamiche, gli irretimenti che caratterizzano alcune relazioni nella famiglia e riportare armonia ed equilibrio.
Dunque non è importante il quanto ma il cosa ed il come.
La rabbia spesso fa da “tappo” ad emozioni che sono più originarie, come il dolore o la paura, quindi si può certamente esprimere rabbia ma non è sempre utile lasciare che si liberi a briglia sciolta.
Quanto al pudore di mettere in Campo la propria storia familiare, non mi è mai capitato (nè come partecipante, nè come facilitatrice) di sentire giudizi o commenti sulle dinamiche che si mostravano. Al contrario, è proprio grazie al gruppo che si può accedere ad aspetti della propria storia familiare che non si era mai riusciti a guardare da un punto di vista differente. E già questo rimette ordine.
In un certo senso si sente che “si è tutti nella stessa barca” nel senso più profondo del termine: in ogni famiglia ci sono esclusi, storie che hanno bisogno di essere raccontate e, aspetto fondamentale, tutto ciò che è avvenuto è avvenuto per un amore fedele e silenzioso che ci mette in risonanza con le storie dei nostri avi. E solo nell’amore può essere sciolto. Quindi non solo non si deve avere timore di partecipare in gruppo, ma è proprio grazie al sostegno delle persone presenti che si amplifica il beneficio di una Costellazione.