Bert Hellinger definiva le Costellazioni Familiari classiche come “un aiuto alla vita”, utili in tutti gli ambiti in cui percepiamo che una sorta di cortocircuito blocca la nostra autentica espressione: professione, relazioni, rapporto col denaro e col successo, salute…
Mettere in scena una dinamica familiare è utile quando percepiamo che qualcosa non fluisce, non ci sentiamo al nostro posto o proviamo un malessere a cui spesso non riusciamo a dare un nome, né una motivazione. Ci aiuta a comprendere cosa sia veramente nostro e cosa invece stiamo ripetendo del passato familiare, in breve a chi e a cosa siamo fedeli.
L’intuizione fondamentale di Bert Hellinger mostra che le dinamiche fra i membri di una famiglia obbediscono a ordini molto particolari e che il sottrarsi a queste “leggi inviolabili” crea disarmonia.
Le Costellazioni Familiari tradizionali mettono in luce che l’appartenenza al sistema familiare ha un prezzo: ciò che ci connette con la famiglia è accettabile e quindi viene vissuto come un bene, il resto non viene visto come accettabile e dunque, per restare connessi con la nostra famiglia ed al suo sistema di valori, contemporaneamente rifiutiamo qualcosa in noi. Se riusciamo ad ampliare lo sguardo e comprendere come anche ciò che viene rifiutato dalla famiglia può essere accettato come un bene, allora cresciamo oltre la nostra famiglia e questo crea armonia.
Col tempo le Costellazioni Familiari si sono evolute ed ampliate ed anche nel mio lavoro ho integrato il Metodo Jan, che scende ancora più in profondità perché prende le mosse dalla Teoria Polivagale di Stephen Porges e parte da una definizione di trauma come “intensità stratificata non elaborata”.
Cosa significa?
Prima di essere qualsiasi cosa, nella vita, siamo figli ed il nutrimento che riceviamo dalle figure di riferimento è costituito da valori, convinzioni, esperienze ed anche singole parole, toni e sguardi che rimangono impressi a livello cellulare. Se tutto questo viene vissuto come “troppo” (troppo intenso, troppo veloce, troppo doloroso…) si può creare una “massa” di energia compressa che non viene scaricata a livello corporeo e che si stratifica nel tempo, fino all’età adulta.
Quando questo avviene si verifica un movimento di fuga o congelamento che ci
disconnette da noi stessi e dall’Amore. L’energia vitale smette di fluire e si creano
disarmonia e ripetizione. Si tratta di profonde dinamiche interiori che riverberano
all’esterno.
Ed è principalmente attraverso l’ascolto del corpo, centrale nelle rappresentazioni
sistemiche, che si osserva come reagiamo a ciò che accade fuori e che ci può riportare ai nostri sensi, al dentro, ad un istinto animale che è ciò che preserva la Vita. In definitiva a stare con ciò che è reale.
Come si lavora in una Rappresentazione Sistemica di Gruppo
Si tratta di uno strumento estremamente pratico, che dà la massima importanza al movimento del corpo, al sentire e, naturalmente, anche alla parola.
Si può partecipare come osservatori, come rappresentanti, o in prima persona portando una propria tematica. All’interno di uno spazio chiamato Campo, i rappresentanti hanno accesso ai vissuti ed al racconto che scorre dentro il proprio Albero genealogico e a quello di ogni persona presente. Assecondando il movimento ed il sentire del corpo, i rappresentanti rendono possibile osservare tutta l’intensità che si è stratificata nel vissuto del sistema familiare e che non è stato possibile elaborare, e come il destino di chi è venuto prima influenzi quello di chi è nato dopo. Le dinamiche familiari prendono forma per poter essere attraversate, prima di tutto a livello corporeo: solo quando si smette di
resistere a quel “troppo” e si è disposti a fare spazio si crea la possibilità di rilassarsi nella pienezza. L’adulto può farlo: può stare di fronte a ciò che c’è, così com’è sentendosi al sicuro e senza sentire il bisogno di tenere tutto sotto controllo.
L’immagine conclusiva di una Rappresentazione riporta integrazione, integrità ed una nuova comprensione che libera, perchè recuperiamo parti di noi che erano rimaste “congelate” e ritroviamo il nostro posto attingendo nuovamente alla nostra energia vitale.
Non c’è una spiegazione scientifica che dimostri come il Campo si attivi. La nostra
esperienza quotidiana ci mette continuamente in relazione con gli altri e con un
ambiente che è sia territorio che emozioni ed esperienze; vissuti e percepiti a cui
rispondiamo adattandoci nel migliore dei modi grazie ad una parte animale arcaica che gioca ancora un ruolo molto importante nella nostra fisiologia. (E per fortuna, perché è governata da una profonda saggezza finalizzata a preservare la Vita!).
La fisica quantistica ci viene in aiuto: spiegando il fenomeno dell’entanglement sottolinea il profondo legame che si crea fra elementi di un insieme che abbiano condiviso qualsiasi tipo di informazione. Essi rimangono in relazione al di là di tempo e spazio, portando con sé tutte le informazioni specifiche di quel campo: quando cambia qualcosa per un elemento, istantaneamente gli altri elementi dell’insieme cambiano all’unisono, a prescindere dal tempo e luogo in cui questo cambiamento avviene. Ciò fa sì che tutti collaborino e siano al servizio gli uni degli altri per mantenere l’equilibrio e l’armonia del sistema.