Ultimamente mi sto confrontando con persone che non hanno idea di cosa sia il Counseling e, soprattutto, non ne comprendono l’utilità o l’efficacia.

La prima obiezione che muovono è “perchè dovrei pagare per essere ascoltato come farebbe un amico?” Io sono la prima ad augurarmi che tutti abbiano qualcuno con cui parlare e confidarsi. Ma il Counseling non ha tanto a che fare con il poter parlare, quanto col poter essere (finalmente) ascoltati in modo attivo. Cosa significa attivo?

Significa che il Counselor non dà risposte, nè tantomeno consigli. Ma restituisce al cliente le sue stesse parole, magari riformulandole, o sottolineando una specifica parola, o ponendo l’accento su un gesto che accompagna quella parola. Fa da specchio ma, al tempo stesso, sostiene e valorizza ciò che è già lì, presente nella persona che, in quella fase della propria vita, non riesce a mettere a fuoco. E’ un po’ come avere una bussola che ci indica dov’è la direzione verso cui già stavamo guardando prima di perderci.

Una seconda obiezione può riguardare la formazione del Counselor, che non ha una laurea in Psicologia o in Medicina. Premesso che l’ascolto è una qualità della persona, un modo di porsi che sicuramente si può apprendere e perfezionare, ma che non dipende certo da un titolo, si può dire che il Counselor ha una formazione triennale, con insegnanti che sono Psicologi o hanno titoli equivalenti, che prevede un tirocinio finale con un preciso monte ore.  

Un Counselor sa molto bene cosa può e non può trattare insieme al cliente, quali sono competenze e confini, dunque saprà orientare la persona verso lo specialista più indicato per affrontare una determinata tematica, qualora la situazione lo richiedesse.

Un’ultima obiezione potrebbe essere che si parla e basta.

Nel Counseling Olistico per cui sono stata formata si utilizzano diverse tecniche e strumenti pratici che portano l’attenzione al corpo, a come sperimentiamo le emozioni nel corpo, a come ci sentiamo all’inizio e al termine della seduta, alla postura, alla capacità di rilassarsi ed alla qualità del respiro. Il cambiamento che il cliente esperisce è tangibile, non solo a fine seduta ma anche fra un incontro e l’altro, fin quando non si decide di terminare il percorso.  E lo è perchè viene costantemente invitato dal Counselor ad accorgersi, a prestare attenzione, ad essere presente al processo di integrazione che sta avvenendo. E’ tutto qui.

Forse può sembrare “poco”, però l’invito è come sempre quello di sperimentare.

Magari la vera difficiltà è più che altro rendersi conto di avere bisogno di un sostegno, di un supporto e chiedere aiuto. Se riusciamo a fare questo passo, sapremo anche qual è il professionista migliore a cui rivolgerci.